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     L'EFFICIENZA ENERGETICA
                 NEGLI HOTEL

Storicamente la progettazione impiantistica degli hotel ha sempre puntato a garantire il massimo comfort possibile ai propri clienti, andando a ricaricare su questi ultimi la spesa energetica (molto onerosa in alcuni casi).
Nella maggior parte degli hotel costruiti 30-50 anni fa non esistono sistemi di regolazione all'interno delle singole stanze ma si ha un controllo centralizzato che non tiene conto delle esigenze del singolo cliente e delle diverse zone dell'hotel. A causa di questo fenomeno, per garantire il comfort anche nella zona impiantisticamente più svantaggiata, non è nuovo che si verifichi la necessità di aprire le finestre durante la notte nel periodo invernale in alcune stanze a causa della temperatura eccessivamente elevata. Viceversa, può avvenire durante il periodo estivo, con la necessità di limitare le correnti d'aria fredda che investono l'utente in maniera eccessiva. Nella maggior parte dei casi gli impianti venivano realizzati in questo modo per risparmiare sulle spese per l'installazione dei regolatori di zona oppure per mancanza di sistemi di controllo adeguati. 
La gestione impiantistica di questo tipo presenta quindi due evidenti problematiche:
1) spesa energetica elevata per raggiungere le temperature richieste anche nell'area più svantaggiata dell'impianto con conseguente inefficienza energetica di tutto il sistema;
2) probabile presenza di caldaie di tipo standard, o comunque datate, prive di sistemi di modulazione e quindi operative al 100% del carico con impossibilità di regolarlo in  base alle richieste e alle condizioni esterne.   

Le stesse considerazioni vengono estese anche ad impianti di raffrescamento con pompe di calore datate, scarsamente modulanti e quindi inefficienti.
Nonostante l'obiettivo del gestore dell'albergo fosse quindi di ottimizzare il comfort del cliente, a fronte di una maggior spesa energetica, il risultato che si ottiene non corrisponde a quello atteso. Fino ad una ventina di anni fa il tema dell'efficienza non era particolarmente rilevante poiché il costo energetico era decisamente inferiore rispetto a quello attuale e pertanto l'ottimizzazione dei sistemi era visto poco interessante. 
Il quadro che si delinea per il settore è quindi quello di una forte tendenza alla sostenibilità che, oltre a generare un beneficio per l'ambiente, può comportare un notevole beneficio per il gestore e l'utente finale.

Sulla base di quanto detto si possono rilevare quindi alcune esigenze relativamente alla riqualificazione di un hotel per un operatore del settore alberghiero:

- Comfort ottimale del cliente 
- Garanzia di un funzionamento efficiente dell'impianto
- Minimizzazione delle spese energetiche a parità di comfort
- Sostenibilità

L'analisi del comfort può essere supportata dalla teoria del comfort di Fanger, la quale propone u grafico in cui si riportano:

- in ascissa il PMV, ovvero il voto medio previsto dalle persone sul grado di comfort percepito in una determinata condizione climatica;
- in ordinata il PPD, ovvero la percentuale prevista di persone che risulteranno insoddisfatte da queste condizioni climatiche.
 
Fanger definisce le condizioni climatiche sulla base dei seguenti fattori:
- temperatura interna dell'ambiente;
- umidità relativa all'interno dell'ambiente;
- velocità dell'aria dell'ambiente;
- temperatura media radiante;
- isolamento termico del vestiario;
- livello di attività metabolica.             






           





































NOTA: In questo grafico psicrometrico l'ascissa è la temperatura operativa e per ogni punto la temperatura a bulbo secco è uguale alla temperatura media radiante (DBT = MRT). La zona di comfort rappresenta la combinazione di condizioni con lo stesso DBT e MRT per cui il PMV è compreso tra -0,5 e +0,5, secondo la norma.

L'obiettivo da raggiungere, a maggior ragione all'interno di un  hotel, è quello di localizzarzi vicino ad un valore di PMV pari a 0, con una percentuale prevista di persone insoddisfatte del comfort termico vicina al 5 %. Un posizionamento vicino ad un PMV di +3 o -3 comporta una percentuale di persone insoddisfatte che si avvicina al 100%. 
Nei nuovi edifici l'ovvia tendenza è quella di ottimizzare il consumo energetico e di massimizzare il benessere termoigrometrico degli utenti all'interno dell'edificio. 
In una struttura datata risulta molto complesso agire sulla distribuzione e sui terminali di emissione per introdurre dei controllori di zona e quindi una progettazione errata dell'impianto può essere difficilmente modificata. Uno dei benefici che sicuramente si ottiene passando da una caldaia standard ad un sistema ibrido è quello di ottnere una modulazione del funzionamento di ciascuna macchina, ottimizzando quindi la richiesta energetica in base alle esigenze (senza lavorare a pieno carico quando non è necessario).
L'altro aspetto non trascurabile, come già accennato in precedenza, è il consumo energetico per il riscaldamento ed il raffrescamento. Se storicamente dal punto di vista tecnico ed economico poteva risultare conveniente caricare sul cliente finale l'extracosto relativo all'inefficienza energetica, in un mercato problematico ed estremamente competitivo come quello attuale, l'incremento di spesa energetica può essere difficilmente scaricato sull'utente finale, con conseguenti perdite di potenziali clienti a causa di prezzi elevati o margini più bassi per l'albergatore.
Relativamente all'efficienza energetica, una evidente tendenza che si sta sviluppando nel settore è quella della sostenibilità. La riduzione delle emissioni C02, una gestione efficace dell'impianto idrico e una riduzione degli sprechi sono infatti alcuni degli aspetti più rilevanti da prendere in considerazione per la tutela ambientale. Questa azione di responsabilità nei confronti dell'ambiente, nonostante il costo iniziale più elevato, si può rivelare economicamente conveniente a lungo termine. 
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