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Riqualificazione energetica ecosostenibile

  • # certificazione energetica rimini e cesena
  • 17 mar 2015
  • Tempo di lettura: 5 min

Viviamo e lavoriamo in edifici vecchi ed energivori. Ristrutturare in chiave " green " aumenta

la salubrità degli ambienti e fa guadagnare nel lungo periodo. Vi è mai capitato di trovarvi a che fare con quei fastidiosi spifferi e con quell'umidità che si mangia le pareti? E ancora con la caldaia che consuma troppo e la bolletta del gas che fa sobbalzare dalla poltrona?

Il patrimonio edilizio italiano è vetusto ed energicamente sprecone. Rimini non è da meno.

Dopo decadi di speculazione edilizia in cui si è costruito tanto, troppo e male, la riqualificazione urbana sembra l'unica via : sia per riattivare un settore come quello del mattone, sia per fare del bene al portafoglio e non di meno all'ambiente. Certo, in tempi di vacche magre molte famiglie storcono il naso di fronte all'ipotesi di investire migliaia, talvolta decine di migliaia di euro per rendere il proprio alloggio o la propria azienda più green.

Però, tempo qualche anno, e i risparmi che ne conseguono consentono di rientrare nelle spese e iniziare a guadagnare. Oltretutto, sono ancora in campo importanti incentivi statali che permettono di detrarre fino al 65% dell'investimento. E una volta ristrutturato, si può godere da subito di un ambiente più salubre, funzionale e bello, conferendo maggior valore al proprio immobile.

Un lavoro serio parte dall'isolamento termico tramite cappotto e sostituzione di infissi, i quali incidono molto. In questo modo si riducono i consumi ; il miglior cappotto isolante è quello che riveste gli edifici dall'esterno, quello in polistirolo è il più economico, da 5 a 15 centimetri di spessore costa più o meno lo stesso. Secondo le norme urbanistiche, fino a una decina di centimetri non fa cubatura, quindi non crea problemi in merito alle distanze con gli altri edifici.

Altri materiali più traspiranti e costosi sono le fibre di legno e di sughero, che consentono il passaggio di umidità.

Invece, mettere il cappotto all'interno non è un lavoro ben fatto e rischia di risultare una spesa inutile e, se non è progettato da un esperto, può risultare persino dannoso per la salute. Inutile perchè dovendolo fare di pochi centimetri di spessore per non perdere troppa superficie è meno effciente, dannoso perchè tra la parete e l'isolante, anche se i due sono incollati tra di loro, si può formare della condensa che dà origine alla muffa, la quale marcisce :

l'umidità è la rovina degli edifici! Per evitarlo, bisogna ricorrere a progettisti esperti che misurino il rischio di condensa con dei programmi di calcolo. Ecco perchè il cappotto interno deve essere necessariamente traspirante e va fatto svoltare sul soffitto per almeno 20 centimetri altrimenti si forma il cosiddetto ponte termico, ovvero la dispersione del calore tramite il solaio in prossimità della parete esterna.

Se le disponibilità economiche non consentono di di coibentare tutto l'edificio, meglio partire dalle pareti lato nord, quelle più fredde.

Termosifoni o riscaldamento a pavimento ? Per riscaldare l'acqua che fluisce nell'impianto di riscaldamento e, quindi, le nostre stanze, si può ricorrere al più recente sistema a pompe di calore che utilizza energia elettrica, in alternativa alla tanto familiare caldaia a gas. Generalmente dove c'è già si mantiene l'impianto con caldaia che di per sè non costa meno di quello a pompe di calore. Però va tenuto conto che la caldaia richiede ulteriori spese di manutenzione periodica, mentre se si passa ad alimentare il proprio edificio esclusivamente con energia elettrica ( dal piano cottura al riscaldamento ), e si applicano i pannelli fotovoltaici, si può raggiungere l'autosufficienza energetica, oltre al vantaggio di non dover più dipendere dal gas e dalla pericolosità che ne consegue e aggiungiamo dagli scenari geopolitici mondiali che ne fanno sobbalzare i prezzi. In questo caso però, va chiesto all'Enel il potenziamento dei kilowatt.

Altro dubbio : conviene passare al riscaldamento con pannelli radianti a pavimento? Non è detto, dipende dall'utilizzo dell'edificio. Se è abitato tutto il giorno, allora conviene perchè l'acqua utilizzata in questo caso misura 40 gradi centigradi ( contro i 70 dei radiatori ), quindi costa meno produrla.

Se chi vi abita è in casa solo la sera non si risparmia, dato che questo sistema va tenuto acceso costantemente perchè impiega almeno un giorno per andare a regime. La maggiore salubrità è il suo punto di forza : i pannelli radianti scaldano l'aria in maniera omogenea, mentre i raidiatori creano correnti d'aria che sollevano parecchia polvere.

Un buon isolamento termico, con cappotto esterno e serramenti nuovi, consente di risparmiare subito il 30% nel riscaldamento. Aggiornare la tecnologia della caldaia può fare risparmiare un ulteriore 5-10%. Passare al riscaldamento a pavimento aumenta solo il comfort. I fortunati che possono spendere qualcosina in più possono installare, fra gli altri, un impianto di ventilazione meccanica controllata che consente di recuperare il 90% del calore emesso da cucina e doccia e riversarlo negli ambienti più freddi, scaldando l'aria pulita in ingresso.

Il futuro è l'energia elettrica ed è la soluzione meno inquinante, ogni territorio la può produrre in base alle proprie caratteristiche ( i corsi d'acqua, il vento, il sole, gli scarti agricoli...) e consente di non dipendere più dalle fonti fossili e dal loro trasporto costoso e inquinante. Un appartamento di oggi di classe A consuma 4kWh/mq*anno contro i 30 di quelli più vecchi. Case sempre più sigillate col cappotto richiedono maggior ricambio d'aria : il recuperatore di calore consente di scambiare aria con l'esterno ed ottnere ambienti più salubri. Non c'è abitazione che non possa adottarlo. L'illuminazione, poi, è sempre più a led, soprattutto per gli edifici di nuova costruzione, e col fotovoltaico le bollette elettriche possono abbassarsi anche del 70%. Installare in casa propria un impianto a pompe di calore può costare 2-3000 euro, mentre un impianto fotovoltaico da 3 kW, 7-8000 euro, al quale si potrebbe aggiungere un accumulatore di calore che consente di aumentarne le prestazioni. Nel giro di 5 o 6 anni si ammortizzano i costi. Bisogna poi tenere conto degli incentivi che coprono il 50% della spesa.

Nell'attesa che la pompa di calore si sostituisca alla caldaia a gas nel ruolo di " motore " dell'edificio, è possibile aggiornare la tecnologia della caldaia passando a quella a condensazione. In questo modo basta la fattura dell'idraulico per poter detrarre il 50% della spesa. Se si fanno altri interventi come cappotto, sostituzione di infissi e termosifoni, facendo certificare il tutto da un tecnico, si può arrivare al 65% di detrazioni. Sostituire una caldaia può costare dai 3500 ai 6000 euro, dipende se comporta anche l'aggiornamento della canna fumaria e di tutte le tubazioni del gas. Puntare tutto sul cappotto esterno consente alle pareti di scaldarsi dall'interno, immagazzinare calore e cederlo agli ambienti anche dopo aver spento il riscaldamento, mentre un cappotto interno impedirebbe questa trasmissione.

L'azienda Petroltecnica di Coriano ha installato un sistema per il recupero dell'acqua piovana su un edificio che ospita ogni giorno 30 persone. L'anno scorso ha recuperato 200000 litri di acqua che sono andati a sostituire quella potabile nelle cassette dei wc. Questo lo si può fare solo se lo sciacquone ha una sua linea dedicata che lo connette all'acquedotto. L'acqua piovana può anche essere recuperata per innaffiare. Impianti di questo tipo costano 2 o 3000 euro e hanno un secondo vantaggio per la città : raccogliendo grandi quantità d'acqua hanno un effetto drenante nei confronti delle piogge e se tutti gli edifici li installassero ci sarebbero meno rischi di allagamento.

La seconda tecnologia, quella del recupero delle acque reflue ( di scarico ) può essere usata per l'irrigazione.

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